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Milano : Guanda, 2016
Abstract: Esiste una generazione di ragazzi che all'inizio del secolo scorso vollero rivoluzionare l'arte. Si chiamavano Boccioni, Erba, Sironi, Carrà, Russolo. Si conobbero nelle aule dell'accademia di Brera. Seguivano le idee avanguardiste del più anziano di loro, Filippo Tommaso Marinetti. Si facevano chiamare Futuristi. Erano interventisti convinti, si arruolarono senza indugio per il fronte, idealizzando la guerra come igiene del mondo. Molti di loro non tornarono a casa. Fra questi c'era un giovane comasco, Antonio Sant'Elia, talento luminosissimo e sfortunato. Morì da eroe, sul Carso, nel 1916, esattamente cento anni fa. Marinetti, divenuto accademico durante il fascismo, fece del suo sacrificio un'icona dell'eroe fascista. Lui è il personaggio centrale tra i molti che questo romanzo di Gianni Biondillo riporta in vita, nel contesto di una grande narrazione nazionale.
9 marzo 2018 alle 23:18
La narrazione traccia due linee temporali parallele, due binari. C'è la linea del prima e la linea del dopo. Nel prima c'è il crescendo artistico di Sant'Elia e del futurismo. Nel dopo c'è la quotidianità delle trincee e del fronte italo-austriaco. In mezzo c'è lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Nel prima c'è la costruzione e l'affermazione di un nuovo movimento artistico improntato su velocità, rumore, voci prepotenti, linee marcate e decise. Nel dopo c'è il declino e lo spegnersi di quella forza creativa che ha portato i futuristi ad arruolandosi come volontari. Nel dopo c'è la morte.
Trovi l'intera recensione sul mio blog https://ilblogdellasere.it/lesereneredellasere/come-sugli-alberi-le-foglie-di-gianni-biondillo/
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