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Una cosa divertente che non farò mai più
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Wallace, David Foster

Una cosa divertente che non farò mai più

Roma : Minimum Fax, 2017

Abstract: A un giovane scrittore viene commissionato il reportage di una settimana in crociera extralusso nei Caraibi. Lo scrittore è David Foster Wallace e la permanenza sulla "meganave" si trasforma in un'esilarante cronaca, ma anche in un acido ritratto dell'americano in vacanza, delle sue abitudini ottuse, della sua eleganza pacchiana e - naturalmente - della sua ricerca di un forzato e artificiale relax. La critica pungente, e insieme scanzonata, di questi "cittadini americani adulti e ricchi" è accompagnata da una sferzante ironia e da uno stile pirotecnico e piacevolmente dispersivo che confermano il talento di un autore, come è stato detto, "capace di scrivere veramente di qualsiasi cosa".

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Utente 10129
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È un saggio umoristico in cui l'autore David Foster Wallace diventa uno pseudo-giornalista intento nello scrivere un reportage sulla sua esperienza di una crociera extralusso di 7 notti ai Caraibi. Diventa così il protagonista stesso di questo libro raccontando aneddoti e dilungandosi nelle descrizioni di tutti i confort e le attenzioni che una crociera del genere riservi al viaggiatore, senza dimenticare una lucida critica alla società e al consumismo. Oltre alla narrazione sono presenti tantissime note a piè pagina in cui l'autore approfondisce le informazioni di un fatto a cui ha assistito o di una figura conosciuta sulla nave, che possono risultare spiritose ma che interrompono continuamente e finiscono per appesantire la lettura. Wallace punta il dito contro l'eccessiva propaganda di questo viaggio che promette di viziare chi lo sceglierà, in un mix di relax ed eccitazione, perché se è vero che il personale si prodigherà per non far alzare un dito al vacanziero, al tempo stesso lo bombarderà di stancanti iniziative ed etichette da tenere. Fa molto riflettere anche l'ipersolerzia dell'equipaggio, costretto ad un forzato sorriso professionale e ad uno zelo che diventa invadente, rischiando il licenziamento per il minimo errore. Premetto che il genere non è tra i miei preferiti, se poi si aggiunge il fatto che tratti un argomento che non è di mio interesse, perché mai potrò permettermi una crociera extralusso, devo dire che la lettura mi ha annoiata, soprattutto quando l'autore si diletta con descrizioni più tecniche, ad esempio del funzionamento della nave o del tiro al piattello... Posso apprezzare la critica sociale, ma non è un libro che consiglierei o rileggerei, ma mi ha resa certa di una cosa: non lavorerei mai su una nave da crociera!

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