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Milano : Rizzoli, 2025
Abstract: Benevento, 1630. Corre, Bianca, attraversa il bosco col fiato in gola per tornare a casa. Conosce a menadito il sentiero, eppure avverte una presenza tra gli alberi: qualcuno la sta seguendo, ne fiuta nell'aria il sentore sgradevole. Non deve cedere alla paura, si dice, anche se proprio lì vicino sono state aggredite delle ragazze, e del vero colpevole non c'è traccia. Anzi, in città serpeggia la convinzione che siano state le janare, donne che - come lei, sua madre e sua sorella Maria - vivono ai margini di Benevento, conoscono i segreti delle piante e li usano per curare i malati. Per il protomedico della città, Pietro Piperno, le janare sono creature del diavolo: streghe, insomma, contro cui invoca l'intervento della Chiesa. La sua ossessione per loro si nutre del desiderio, non corrisposto, che prova per Maria. Così, quando lei sparisce, Bianca si troverà da sola a cercare la verità sul mistero della sua scomparsa. Anche lei è in pericolo ma è determinata a inseguire un destino di libertà e d'amore con un'unica e potente arma a disposizione: la sorellanza. In un romanzo che avvince e affascina, Cinzia Giorgio scava nella leggenda delle streghe di Benevento, restituendo alle janare del Sannio la voce che è stata loro negata dalla storia: quella di donne sapienti, e per questo perseguitate, che hanno celebrato la vita.
13 agosto 2025 alle 16:50
È un romanzo storico in cui l'autrice Cinzia Giorgio effettua un'accurata ricerca e documentazione su Benevento e la leggenda del noce delle streghe, che è stata tramandata nel tempo. La leggenda narra che le janare, come vengono chiamate le streghe in dialetto, si riunivano sotto un grande noce sulle rive del fiume Sabato per tenere i loro sabba, rituali magici in cui invocavano il demonio. L'autrice costruisce così la sua storia impregnandola di tradizioni, superstizioni, riti per allontanare le streghe, per togliere la paura, per fare innamorare, che fanno parte del retaggio popolare beneventano e si rivelano davvero interessanti. Nel racconto sono presenti anche numerosi personaggi realmente esistiti, tra cui il protomedico Pietro Piperno, autore di un trattato contro la superstizione e la lotta alle streghe. Vengono citate anche Matteuccia di Francesco e Mariana di San Sisto, entrambe uccise per aver ammesso di essersi recate al noce di Benevento. Si citano anche fonti cartacee reali, come il trattato del teologo Agobardo di Lione contro le superstizioni. Il libro si apre con un'atmosfera tenebrosa, cupa, intrisa di paura e pericolo ed una sorta di mistero che si protraggono tra le pagine, benché l'autrice non faccia nulla per non svelare a breve il colpevole dei vari assassini. Per il personaggio di Maria l'autrice si ispira al lavoro di Italo Calvino su una strega napoletana, che si chiamava Maria la Rossa, per via della sua chioma. Ed accanto ai riti, Cinzia Giorgio accosta anche delle fiabe e delle conoscenze erboristiche e mediche del tempo, evidenziando la grande collaborazione che ci fu tra le monache e le guaritrici. La trama è ben costruita ed i legami tra i vari personaggi si manifestano senza troppa attesa, così come è facile intuire le varie relazioni che si creeranno o i ruoli positivi o negativi di ciascuno di loro. La storia viene narrata da più punti di vista e movimentata da alcune lettere scambiate tra alcuni personaggi. Il tutto è ambientato tra il 1630 ed il 1641, includendo il periodo di peste e di carestia che colpì diverse zone italiane. Vi sono diversi salti temporali che permettono di progredire velocemente senza soffermarsi troppo su questi fatti secondari ai fini del tema scelto. Una lettura piacevole ed interessante, dato anche il fascino che esercitano su di me riti e leggende di un paese: amo sempre scoprire quelle radici tramandate da nonni a nipoti, che vorrei non si perdessero mai. Tuttavia ho trovato l'epilogo un po' troppo frettoloso, diverso da quello che mi aspettavo e con tante storie secondarie che rimangono in sospeso. Da apprezzare sicuramente l'intento di riscattare l'importanza di quelle donne che misero a disposizione le proprie doti di "medichesse" e le proprie conoscenze della natura per aiutare e guarire gli altri.
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