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Milano : Bompiani, 2014
Abstract: Non c'è, probabilmente, nella storia umana e nella sua espressione attraverso l'arte, momento più alto e fervido d'invenzioni di quello che va dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento, da Piero della Francesca a Pontormo. A Firenze, e non solo a Firenze, ma a Venezia, a Ferrara, nelle Marche, in Sicilia, in Sardegna, in Friuli, in Lombardia, gli artisti danno vita a quello che è stato chiamato, con conferente definizione, 'Rinascimento'. Anche prima di quegli anni l'arte era stata sublime, ma Piero della Francesca la arricchisce di una intelligenza che trasforma la pittura in pensiero, in teorema, ben oltre le esigenze devozionali. Davanti alla Flagellazione di Urbino non è più sufficiente l'iconografia religiosa, e così davanti alla Annunciata di Antonello da Messina, alla Tempesta di Giorgione, all'Amor sacro e Amor profano di Tiziano, alla Deposizione di Cristo di Pontormo. Di anno in anno appaiono capolavori sempre più sorprendenti. Tra 1470 e 1475 la creatività dei pittori e degli scultori raggiunge vette inattingibili; ma sarà così, di quinquennio in quinquennio, fino alla metà del Cinquecento. Sono gli anni di Mantegna, Cosmè Tura, Botticelli, Leonardo, di Raffaello, di Michelangelo, ma anche di Giovanni Bellini, di Lorenzo Lotto, di Tiziano, di Correggio, di Parmigianino. Sono gli anni delle meraviglie, in cui l'artista si sfida, in un continuo superarsi... (Vittorio Sgarbi) Introduzione di Furio Colombo. Postfazione di Gian Antonio Stella.
2 luglio 2025 alle 22:38
In questo volume Sgarbi ci accompagna su e giù per l'Italia per parlarci degli artisti del Quattrocento e del Cinquecento: artisti conosciuti, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, ma anche artisti "di seconda fila" che rendono straordinari chiese, musei e collezioni di ogni angolo del nostro Paese.
Tra questi mi hanno particolarmente colpita due pittori che non conoscevo: Nicola di Maestro Antonio d'Ancona per quella che Sgarbi definisce una "spericolata creatività " e Mariotto Albertinelli che, sfinito dalle tensioni e dalle critiche legate alla sua attività artistica, mise in soffitta il suo talento e la pittura per aprire un'osteria.
Artisti che lavorarono per la committenza, spinti però dal sacro fuoco della passione, che mirarono soprattutto a creare opere oggettivamente belle, apprezzate dai contemporanei ma che riuscissero anche ad attraversare i tempi per acquisire una sorta di fruizione assoluta ed universale.
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