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Milano : Mondadori, 2016
Abstract: Testo classico della poesia del Novecento, in questa raccolta del 1942, forse la sua opera di maggior successo insieme ai "Lirici greci", Salvatore Quasimodo dà forma definitiva alla produzione poetica dei vent'anni precedenti. Tutti i caratteri ermetici della sua poesia - il frequente uso dell'analogia e dell'ellissi, la dissoluzione dei legami sintattici, che permette di affidare i valori espressivi alla parola evidenziata nella sua singolarità - sono ben presenti in questa raccolta, che lascia nel lettore indimenticabili echi di cadenze musicali, visioni di paesaggi assolati e di voli di uccelli, reminiscenze di miti.
13 giugno 2025 alle 21:51
Salvatore Quasimodo a me è sempre sembrato il più ermetico degli Ermetici e per tale motivo forse il più difficile da comprendere e da interpretare.
Versi brevi, compatti, ellittici in cui la parola è bifronte: è significato ma anche suono.
Versi pregni di sogno e di morte, di vulcani e di luce lunare, di pianeti e cattedrali, di alberi e di fiumi, di uccelli e di cavalli, creati per cercare di restare vivi nonostante il dolore, la fatica, il lutto: nella poesia una forza titanica, terrestre ma nello stesso tempo sovrannaturale.
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