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Torino : Bollati Boringhieri, 2012
Abstract: Da anni ha dichiarato Julie Otsuka, volevo raccontare la storia delle migliaia di giovani donne giapponesi - le cosiddette spose in fotografia che giunsero in America all'inizio del Novecento. Mi ero imbattuta in tantissime storie interessanti durante la mia ricerca e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vita di un noi corale, di un intero gruppo di giovani spose. Una voce forte, corale e ipnotica racconta dunque la vita straordinaria di queste donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare da quel primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di trepidazione, seguirà l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternità, il devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici. Fin dalle prime righe, la voce collettiva inventata dall'autrice attira il lettore dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua.
30 maggio 2025 alle 22:23
È un romanzo corale ispirato a delle biografie di immigranti giapponesi arrivati in America agli inizi del Novecento. La voce narrante è quella di una giovane donna, di cui non viene mai fatto il nome, che parla continuamente alla prima persona plurale. Lei, come tante altre, per lo più vergini, costretta a lasciare il Giappone per recarsi a San Francisco; tutte animate dalla speranza di una vita migliore che si infrange con il destino di mogli di raccoglitori di frutta, destinate al duro lavoro dei campi o alla vita da domestiche. Per loro non c'è spazio per l'amore e per i sogni, solo per il lavoro ed una vita coniugale priva di affetto, volta a procreare e a servire un uomo-padrone, in una casa dove la donna è sempre la prima ad alzarsi e l'ultima ad andare a dormire. Tornare indietro non è possibile, nessuno le vorrebbe; non resta loro che sottomettersi, subire la frenesia e la violenza di mariti e padroni, prostituirsi ed invecchiare prima del tempo, in un paese estraneo e poco accogliente. Julie Otsuka racconta la loro storia in modo asciutto, scarno, attraverso una sorta di elenchi, di lunghe liste che presentano una molteplicità di situazioni, spesso accomunate dalla tragicità, visto che pochissime hanno la fortuna di essere salvate. La situazione si aggrava con la seconda guerra mondiale e l'attacco a Pearl Harbor ed il conseguente considerare gli immigrati giapponesi dei nemici, al punto da costringerli a partire verso centri di raccolta. Non resta loro che il triste destino di scomparire, perché il loro posto verrà preso da altri e del loro passaggio non rimarrà alcuna traccia. Molto bella l'idea dell'autrice che con la sua scelta stilistica abbraccia tantissime storie, sebbene finisca per essere penalizzato l'aspetto più legato ai sentimenti ed alle emozioni. Poco chiaro e poco immediato risulta anche il cambio di punto di vista e conseguente cambio di voce narrante, sempre corale, nell'epilogo. Una lettura piacevole su una triste pagina di storia.
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