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Milano : Bompiani, 2012
Abstract: Romanzo della maturità del grande scrittore americano, Vicolo Cannery narra di un mondo in cui vivono usurai, pescatori, ruffiani, giocatori ed emarginati di tutte le razze. In questo microcosmo di diseredati spicca la figura di un solitario e misterioso biologo che, nonostante la differenza di classe, si interessa a loro instaurando un rapporto di affettuosa amicizia e solidarietà umana. Insieme imparano a farsi burla del destino riuscendo a costruirsi un'esistenza degna di essere vissuta, che finisce per rendere questi personaggi eroi e simboli del vivere quotidiano. Nella narrazione scanzonata delle avventure di questa umanità, Steinbeck restituisce il ritratto tragico e al tempo stesso comico di uomini e donne vittime di un grande equivoco morale, l'altro volto del benessere americano.
15 dicembre 2024 alle 21:01
È un breve romanzo in cui John Steinbeck riproduce un variegato microcosmo di fannulloni, ubriaconi, vagabondi, poveracci senza un soldo, donne di facili costumi, che vivono alla giornata, racimolando di che vivere attraverso impieghi saltuari. Lo fa attraverso accurate descrizioni fisiche dei personaggi ed altrettante dettagliate descrizioni degli ambienti e di tutto il contorno che fa da "scenografia", conducendo per mano il lettore nel vicolo. Steinbeck dà grande importanza all'ambientazione, delineando con cura questo vicolo rumoroso e disordinato, con stabilimenti per inscatolare sardine, ristoranti e drogherie, con una baia in cui approdano dei pescherecci e che risuona del vociare della gente. Si parla di povertà e di quotidianità, in una carrellata di personaggi, presentati un poco alla volta ed in cui man mano emergono quelli più di spicco. Ogni figura viene ripresa più volte, ampliandone le informazioni ed approfondendone la caratterizzazione. Non c'è un vero e proprio protagonista, ogni figura ha il suo spazio e tutto viene narrato dai diversi punti di vista. Ma c'è una figura che, più delle altre, fa da fulcro: quella del Dottore che, per quanto non abbia problemi economici e non si macchi di reati, non risulta perfetta e senza difetti; è un personaggio malinconico, spesso solitario e non immune al fascino dell'alcool. Vi è poi un personaggio che mi ha ricordato molto Lennie di "Uomini e topi", in quanto il suo ritardo mentale viene descritto con la stessa cruda dolcezza. La scrittura è figurativa e mentre si legge il tutto appare davanti agli occhi: per me con Steinbeck è sempre così, ho proprio un debole per il suo stile. Quindi la mia lettura è risultata molto scorrevole. Non mancano ironia ed umorismo, quasi a sdrammatizzare una condizione di vita tutt'altro che idilliaca. Il finale è aperto, com'è giusto che sia: in linea con la precarietà del futuro e la mentalità della gente del vicolo Cannery, proiettata nel presente in cui vive o, meglio, sopravvive.
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