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Torino : Bollati Boringhieri, 2020
Abstract: Nata in un piccolo paese vicino Tianjin tre mesi prima del massacro di piazza Tienanmen del 4 giugno 1989, Karoline Kan ci racconta la sua storia, e la storia della sua generazione, stretta tra la politica autoritaria cinese, il boom economico e il rapidissimo sviluppo tecnologico. Karoline, trent'anni, rientra a pieno diritto nella generazione dei millennial, e da quel punto di vista ci rivela ciò che lei e tre generazioni della sua famiglia hanno vissuto sulla propria pelle. A partire dalla politica del figlio unico, in vigore fino al 2015 e che ebbe come risultato la scomparsa di un numero di bambine compreso tra i trenta e i sessanta milioni: Karoline è una secondogenita, per di più femmina, nata per estrema determinazione della madre che ha dovuto mettere in atto mille sotterfugi per sfuggire agli aborti imposti dal regime, rischiando di non farle ottenere il certificato di esistenza in vita e di condannarla tra le file degli «invisibili». Karoline cerca di capire fino in fondo i diversi cambiamenti radicali cui la Cina va incontro negli anni successivi, dalla messa al bando del Falun Gong, innocua disciplina spirituale basata sulla meditazione, con decine di migliaia di praticanti sottoposti ad arresti e torture, alle indagini sugli studenti liceali condotte dalla polizia per scongiurare loro eventuali complicità con movimenti politici contrari al Partito Comunista, fino allo sviluppo tecnologico che ha mutato le prospettive, e la connessione con il resto del mondo, dei giovani cinesi. "Sotto cieli rossi" svela molte cose che al lettore medio occidentale sono ignote, o note solo parzialmente. Come dice Karoline stessa: «In quanto esponente dei millennial cinesi voglio mostrare le emozioni, le scelte e i compromessi, il coraggio e la speranza che condividiamo con i nostri coetanei di tutto il mondo».
6 aprile 2021 alle 14:22
"Sotto cieli rossi diario di una millennial cinese". Libro che già dalla copertina mi aveva colpito subito, come se mi chiamasse a sé, come se mi avesse scelto. Mi è piaciuto tantissimo per il linguaggio fluido e coinvolgente con il quale è scritto e per come narra le testimonianze senza girarci intorno, a cuore aperto. Senza vivere in Cina, penso che molti di noi possano identificarsi nella protagonista, io stessa mi ci sono ritrovata e credetemi quando dico che in molti momenti sentivo come se il libro stesse parlando a me. Ne emerge che ogni mondo è paese, ergo…certe cose sono uguali ovunque. Seppur non sempre, ho trovato molte affinità tra me e la protagonista, ma proprio perché è un libro destinato ad aprire gli occhi ed eliminare gli stereotipi di genere, parla con criterio di ingiustizie, razzismo e di femminismo, che voglio andare incontro a nuove idee senza pregiudizi, come la scrittrice ci insegna a fare. Non ho potuto fare a meno di ammirare il senso di rivalsa di Chaoqun, il suo coraggio e determinazione nell’affrontare le difficoltà in un paese che lascia poco spazio alla libertà di pensiero.
Dopo tanto tempo ho trovato un libro per il quale vale la pena sottolineare le frasi. Sicuramente lo rileggerò!
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