Per questo mi chiamo Giovanni
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Materiale linguistico moderno

Garlando, Luigi

Per questo mi chiamo Giovanni

Abstract: Giovanni è un bambino di Palermo. Per il suo decimo compleanno, il papà gli regala una giornata speciale, da trascorrere insieme, per spiegargli come mai, di tutti i nomi possibili, per lui è stato scelto proprio Giovanni. Tappa dopo tappa, mentre prende vita il racconto, padre e figlio esplorano Palermo, e la storia di Giovanni Falcone, rievocata nei suoi momenti chiave, s'intreccia al presente di una città che lotta per cambiare. Giovanni scopre che il papà non parla di cose astratte: la mafia c'è anche a scuola, nelle piccole prepotenze dei compagni di classe, ed è una nemica da combattere subito, senza aspettare di diventare grandi. Anche se ti chiede di fare delle scelte e subirne le conseguenze. Età di lettura: da 8 anni.


Titolo e contributi: Per questo mi chiamo Giovanni / Luigi Garlando ; con un'intervista dell'autore a Maria Falcone

Pubblicazione: Milano : BUR Rizzoli, 2022

Descrizione fisica: 158 p. ; 22 cm

EAN: 9788817161367

Data:2022

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)

Paese: Italia

Serie: Best BUR

Nomi: (Intervistato) (Autore)

Soggetti:

Classi: Politico sociale <genere fiction> (0) Biografico <genere fiction> (0) R I Romanzi e racconti (0)

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2022
  • Target: ragazzi, età 11-15
Testi (105)
  • Genere: fiction

Sono presenti 37 copie, di cui 21 in prestito.

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Ultime recensioni inserite

Buon giorno. Ho pensato molto a come partire per introdurre questa presentazione e alla fine ho deciso di darvi semplicemente un consiglio: dovete leggere questo libro! Anzi, tutti i ragazzi dovrebbero farlo. Per diventare migliori, per capire che si può e si deve essere coraggiosi nella vita di tutti i giorni. Per capire cosa è la mafia, come agisce e che non c’è solo in Sicilia, lontano da noi. Insomma, io ho amato molto questo libro, tanto che l’ho riletto due volte, non per capirlo meglio ma per gustare di più certe frasi, certi passaggi. Mi piace anche l’autore, ma di lui vi dirò poi.

Ma veniamo proprio al nostro libro. Direi che in questo caso i protagonisti sono due: due Giovanni. Uno è un ragazzino di 10 anni, che vive a Palermo e per il suo compleanno riceve come dono dal papà Luca una giornata insieme, per di più balzando scuola. L’altro – che in realtà è il principale – è Giovanni è Falcone, il magistrato che la mafia ha ucciso il 23 maggio 1992, sull’A29, allo svincolo per Capaci. Cosa hanno in comune i due Giovanni? Tante cose! Il piccolo Giovanni è nato proprio il giorno della strage di Falcone. Il 23 maggio 92 un Giovanni moriva e uno nasceva. Il piccolo è stato chiamato così proprio per onorare il nome del magistrato ucciso dalla mafia.

Ecco che tutto il racconto sta qui: Luca, il papà del piccolo giovanni, in occasione del suo decimo compleanno gli racconta l’origine del nome che porta. E per farlo, lo accompagna per le vie di Palermo, proprio sulle tracce di un uomo speciale, per permettere al figlio di conscere, capire e prendere consapevolezza non solo dell’origine del priprio nome, ma anche del mondo che lo circonda, di come “funziona” la Mafia, di cosa bisogna fare per contrastarla, partendo anche da piccoli grandi gesti, magari a scuola, opponendosi ad un compagno che ruba merendine e figurine ai più deboli. Al piccolo Giovanni all’inizio del libro capita proprio questo: Tonio, il bullo della scuola, lega le stringhe ad un compagno per farlo cadere dalle scale, ricatta gli altri ragazzi. In molti vedono, ma non dicono e non fanno nulla. La paura li ferma e li ammutolisce. Anche il piccolo Giovanni fa così ma dopo aver parlato con la maestra il papà Luca decide di spiegargli tutta la verità, perché Giovanni sappia cosa veramente è successo a Bum, il suo orsachiotto dalle zampe bruciacchiate.
Direi che se si può parlare di colpi di scena, questo è l’unico del romanzo: quando Luca spiega a Giovanni che anche la sua famiglia è stata vittima della Mafia, ma ha saputo opporsi con coraggio. Bum è l’unico sopravvissuto ad un attacco di Mafia contro Luca, che si è opposto al pagamento del pizzo. Il suo negozio di giocattoli è stato fatto saltare in aria. Ma Luca non si è piegato perché vuole giustizia. E così chiama suo figlio come l’eroe che gli ha dato forza: Giovanni Falcone. Accompagnandolo nei vari luoghi della città Luca permette al piccolo Giovanni e anche ai lettori di ripercorrere la vita del magistrato.
Questa specie di tour, che è un cammino ideale, parte da via Castrofilippo 1, dove Giovanni Falcone è nato, accompagnato dal volo di una colomba bianca, che è simbolo appunto della pace, e che entrando in casa insieme a lui fa quasi presagire la stoffa di Falcone, che ha lottato in un certo senso per la pace, la libertà e la verità. Era un bambino che non piangeva mai di fronte alle ingiustizie, ma che comunque non le subiva: le denunciava con forza e coraggio. In via Castrofilippo ora il palazzo non c’è più: ma nel prato che lo ha sostituito c’è un sasso bianco che porta inciso “con gratitudine e riconoscenza, qui nacque Giovanni Falcone, 20 maggio 1939”. Sul luogo della nascita Luca racconta la giovinezza di falcone, la scuola navale poi lasciata, gli studi di giurisrudenza. Il maxi processo iniziato nel 1985.
Portandolo sul mare, ai tavolini del Kursal, e intingendo un’aspirina in un bicchiere d’acqua, spiega la storia di Giuseppe, il figlio del pentito di mafia che venne sciolto nell’acido dopo 799 giorni di rapimento.
Alla collina del maiale Luca racconta i dettagli dell’attentato. Qui vennero messi sotto la strada 5 quitali di tritolo e al passaggio di Falcone e della moglie Francesca qualcuno (il maiale appunto, definito così, l’esecutore materiale dell’attentato) lo fece saltare in aria, uccidendo loro due e quasi tutta la scorta.
Dopo la giornata tracorsa con il papà, che occupa quasi tutto il libro, Giovanni visiterà ancora due luoghi simbolo. In via Principe di Paternò vi è la casa di Maria, la sorella di Giovanni Falcone, che lo accoglie; lui ci va da solo, presentandosi al citofono con fiori bianchi in mano e annunciandosi come “Sono Giovanni. Sono nato il 23 maggio 1992” (ricordate la data? È quella dell’attentato).
Quindi vi è via Notarbartolo, dove c’è l’albero ricordo in onore di Falcone. Ciascuno vi appende pensieri. Giovanni appende le sue figurine, quelle che prima non poteva acquistare perché i suoi soldini andavano nelle tasche di Tonio.
Ma tutto cambia alla fine del libro. Anche il piccolo Giovanni cambia. E avete capito perché. Beh, questo non posso e non voglio svelarvelo….E’ raccontato nelle ultime pagine del libro.

Autore. : il suo nome è Luigi Garlando: è italiano, abita a pochi chilometri da noi, è un giornalista della Gazzetta e scrive di sport, ma si occupa anche di politica, di attualità, di storia. Sa scrivere in modo semplice, diretto, come in questo bel racconto, che si legge in poco tempo (lo trovate nelle biblioteche e anche scaricabile gratuitamente da RBGG) e per questo ho letto diversi suoi romanzi: Quando la luna ero io, Mister Napoleone, Camilla che odiava la politica… Per conoscerlo meglio consiglio di leggere l’intervista che si trova come appendice al romanzo. Sono 11 domande che ci permettono di capire come ha lavorato Garlando per scrivere il libro, come ha raccolto le informazioni, cosa lo ha spinto a scrivere, eccetera

Connessioni.
Ci sono diverse connessioni.
Prima di tutto con il mondo. Vorrei dirvi che ogni anno si tiene un viaggio, il viaggio della legalità, il 23 maggio. Molti studenti partono in nave il giorno prima e arrivano a Palermo il 23. (l’ultimo viaggio prima del Covid)
Mia sorella stessa stessa ha partecipato ad un viaggio della legalità con alcuni compagni del liceo e mi ha raccontato le sue emozioni.
Avrei ancora due connessioni.
Suggerisco un film secondo me bellissimo, che ho visto più volte…Si intitola alla Luce del Sole e parla di un prete che proprio a Palermo, nel quartiere poverissimo di Brancaccio, vuole insegnare ai piccoli l’importanza delle regolo, del rispetto… Si vede proprio nel film la strada di Capaci.
E per finire la canzone di Jovanotti, Cuore, scritta per la strage di Capace: i giovani che urlano “Fanculo alla mafia. Fanculo ai mafiosi”.

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