Molto forte, incredibilmente vicino
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Materiale linguistico moderno

Foer, Jonathan Safran

Molto forte, incredibilmente vicino

Abstract: A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". È l'11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.


Titolo e contributi: Molto forte, incredibilmente vicino / Jonathan Safran Foer ; traduzione di Massimo Bocchiola

8. ed.

Pubblicazione: Milano : Guanda, 2016

Descrizione fisica: 351 p. : ill. ; 21 cm

EAN: 9788823514423

Data:2016

Lingua: Italiano (lingua del testo, colonna sonora, ecc.)

Paese: Italia

Nomi: (Traduttore) (Autore)

Soggetti:

Classi: Drammatico <genere fiction> (0) Psicologico <genere fiction> (0) 813.6 NARRATIVA AMERICANA IN LINGUA INGLESE, 2000- (14)

Dati generali (100)
  • Tipo di data: monografia edita in un solo anno
  • Data di pubblicazione: 2016
  • Target: adulti, generale
Testi (105)
  • Genere: fiction

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La pesantezza delle scarpe. Oskar è un ragazzino con un'intelligenza superiore alla media, ma ha difficoltà ad interagire con gli altri, a stringere amicizie, a scuola viene preso in giro e bullizzato dai compagni, così il padre, che ha con lui un bellissimo rapporto, inventa giochi strani ed originali per costringerlo a parlare agli estranei. Il padre fa il gioielliere, ma l'11 settembre del 2001 è salito nelle Twin Towers per incontrare un cliente: dopo lo schianto del primo aereo telefona a casa 5 volte, per parlare con il figlio, fatto uscire da scuola proprio a causa degli attentati, ma non trova nessuno, così lascia dei messaggi nella segreteria telefonica prima di morire. Oskar non riesce ad elaborare il lutto per questa perdita atroce, anche perché avrebbe potuto rispondere all'ultima chiamata del padre, ma non ci è riuscito, era sotto choc, però rovistando tra le sue cose trova un vaso, che cade rivelando al suo interno una bustina con su scritto Black, e con dentro una chiave. Elabora così un piano assurdo quanto ingegnoso per scoprire a chi appartenga questa chiave: compila un elenco di tutti i Black di New York, che sono tantissimi, e nei fine settimana parte alla loro ricerca. E' un impegno difficile e quasi impossibile da svolgere, ma lui ci mette tutto se stesso. Ad un certo punto trova un compagno, parecchio strambo anche lui, il centotreenne vicino di casa, uno dei Black della sua lista. Oskar, nel suo tentativo di superare il dolore per la perdita del padre compie atti di autolesionismo, è geloso della madre, non vuole vederla ridere, mette in dubbio che le manchi il marito, arriva a dirle, salvo poi pentirsene, che avrebbe preferito fosse morta lei. E' in cura da uno psicologo, ma con scarsi risultati. Soffre di insonnia, e occupa le notti a elaborare invenzioni strampalate quanto ingegnose. Tiene una corrispondenza con Stephen Hawking, si offre come collaboratore alla primatologa Jane Gooddal, e ad altri scianziati. Ha nascosto in fondo ad un armadio la segreteria telefonica con i messaggi registrati del padre perché non vuole che la madre sappia della loro esistenza. Ha un bellissimo rapporto con la nonna paterna, che abita nel palazzo di fronte. In parallelo con la storia di Oskar viene raccontata anche la storia dei nonni, tedeschi e sopravvissuti al bombardamento di Dresda, nel quale era invece morta la sorella della nonna, grande amore del nonno. Nonno che a causa dello choc ha perso l'uso della parola, è emigrato negli States, dove ha ritrovato Anna, la sorella minore della ragazza che amava, e la ha sposata, ma poi, quando ha saputo che aspettava un bambino, quello che sarebbe diventato il padre di Oskar, è fuggito via. Anche questa è una storia complicata e parecchio sopra le righe, e l'intreccio delle due vicende lascia in alcuni punti un po' sbalestrato il lettore. Jonathan Safran Foer contrappone due tragedie, il bombardamento anglo-statunitense di Dresda, del febbraio 1945, e gli attentati alle Twin Tower dell'11 settembre del 2001: nel primo gli americani erano i carnefici, nel secondo le vittime, in entrambi i casi a morire furono dei civili. E' un romanzo sull'elaborazione del lutto, sul senso di colpa e sulla difficoltà a condividere il dolore. Un dolore che è "un buco al centro di me stesso nel quale cade ogni felicità". Oskar solo alla fine del romanzo riesce a riconoscere il dolore della madre, che in punta di piedi lo ha seguito in tutto il suo percorso e in tutto il suo folle progetto. Come recita il titolo, si tratta di un libro "molto forte", che può coinvolgere totalmente chi lo legge, o lasciarlo sconcertato, perché i piani di lettura sono diversi, e spesso si confondono. Ci sono tante pagine con le foto scattate da Oskar (serrature, porte, scorci di New York, eccetera), pagine illeggibili, pagine che contengono solo 3 parole. Un libro da leggere, in ogni caso.

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