Rete Bibliotecaria Bergamasca

Il titolo astratto di questo romanzo conferisce alla storia narrata, che si snoda attorno alle figure del principe Nechljudov e della prostituta Katjusa Maslova, un’aura di indeterminatezza poiché il lettore, per buona parte del libro, non riesce a stabilire se la resurrezione riguarderà il protagonista Nechljudov o Katjusa.
In realtà, Nechljudov, illuminato ed istruito proprietario terriero, che ha fatto sue le teorie di Henry George relativamente ad una gestione più equa della terra destinata all’agricoltura e al sostentamento dei contadini, è già un uomo rinato dalle ceneri delle convenzioni sociali e dei suoi errori e, per questo, è già rinnovato.
La figura di Nechljudov si muove all’interno di un ambiente che non è quello nobiliare di altri romanzi di Tolstoj, come ad esempio Anna Karenina, ma egli si cala nel mondo popolare più umile fino ad arrivare ai reclusi delle carceri del tempo, dissidenti e criminali politici da un lato e detenuti per reati comuni dall’altro. Il suo atteggiamento e la sua sensibilità si scontrano con la farraginosità e l’inadeguatezza del sistema giudiziario e detentivo del tempo e risulta pertanto un pesante atto d’accusa dello stesso.
La storia d’amore tra Nechljudov e Katjusa, pur intensa e mai finita, rimane sullo sfondo del romanzo e solo all’inizio del libro, quando si descrive l’incontro amoroso tra i due giovani, si percepisce la passione che la contraddistingue.
La resurrezione alla fine sarà quella di Katjusa che “aveva trovato l’amore… e si era incamminata sulla strada sicura e giusta del bene”.
Un grande romanzo in cui l’autore si tuffa dentro ai sentimenti più alti e più puri ed ai vizi più turpi degli uomini e, senza moralismi, descrive un’umanità sofferente che, per stanchezza o per inettitudine, a volte preferisce continuare nel male anziché scegliere il bene.

Con questo un volume ho cercato qualcosa che mi permettesse di conoscere meglio tutte le opere di Bosch dopo aver visitato a Milano la mostra “Bosch e un altro Rinascimento”.
Questo libro, di piccolo formato e riguardante l’intera produzione pittorica di Bosch, rappresenta un ottimo approfondimento.
L’analisi delle opere, inserita nel contesto sociale e storico in cui il pittore ha operato, la riproduzione delle stesse con ingrandimenti dei dettagli e l’ottima qualità delle immagini riescono a fare percepire la genialità e l’originalità di Bosch e sono un invito alla visione diretta dei suoi dipinti per poter apprezzare la coralità delle composizioni, la scelta dei colori, i chiaroscuri e veder così scomporsi la scena nelle numerose pennellate.
Unico difetto, a mio avviso, del volume è l’impaginazione; infatti, sarebbe stato più comodo occupare la prima parte del libro con il solo testo di Fisher, lasciando al termine di questo tutte le immagini dei dipinti e dei particolari a cui il testo stesso rimanda con l’indicazione del numero di pagina in cui sono collocati. I cataloghi dei dipinti e dei disegni, in fondo all’opera, ovviano un po' a questo.

Il romanzo s’ispira alla storia delle sorelle dominicane Mirabal, assassinate perché attiviste del movimento rivoluzionario Quattordici Giugno, che voleva rovesciare la dittatura del generale Trujillo. Le vicende ed i fatti narrati, nonostante non siano una fedele ricostruzione storica di quanto accaduto, sono molto interessanti; la scrittura di Alvarez in molti punti risulta toccante e riesce a trasmettere l’umanità, la forza e la bellezza delle “farfalle”, soprannome delle Mirabal stesse.
Pur riferendosi a vicende avvenute tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta, questo libro è molto attuale poiché, tra le righe, si percepisce come la libertà sociale e politica delle donne sia il presupposto per una piena emancipazione e partecipazione.

Attraverso un romanzo Calvino costruisce il suo personale ritratto del Lettore di romanzi, calandolo in una serie di vicende rocambolesche, prodotte e provocate dalla lettura delle prime pagine di dieci ipotetici romanzi.
La descrizione che ne scaturisce è estremamente calzante tanto che molti riconosceranno il se stesso Lettore in diverse delle situazioni e degli atteggiamenti riportati.
Via via la storia si allarga dal Lettore (e dalla Lettrice) agli altri personaggi che danno vita al romanzo; tra questi spicca lo Scrittore, definito attraverso le sue paure e debolezze in modo divertente, quasi dissacrante ed a tratti impietoso.
La lettura di questo libro non è semplice per le discontinuità che s’incontrano nella storia, che cambia continuamente e che spesso s’interrompe sul più bello per cedere il passo ad altri avvenimenti.
Bellissimo il “cameo” dedicato a Delitto e Castigo, il fuoriserie dei romanzi.

Ne “I girasoli di Kiev”, romanzo d’esordio di Litteken, si affronta il tema dell’Holodomor, letteralmente lo sterminio per fame, messo in atto da Stalin in Ucraina all’inizio degli Anni Trenta con lo scopo di sbaragliare l’opposizione locale alla collettivizzazione e alla dekulakizzazione.
La storia ambientata in tale periodo è ben impostata, i personaggi sono definiti con grande sensibilità ed il racconto che ne scaturisce è coinvolgente ed interessante; inoltre l’autrice ha il merito di introdurre il lettore alla conoscenza di un eccidio sconosciuto a molti occidentali.
Litteken però non costruisce l’intero impianto del romanzo sull’Holodomor, dandogli un ruolo centrale, ma lo alterna ad una storia che si svolge ai giorni nostri e che, a mio avviso, ha caratteristiche che la avvicinano molto ad un romanzo rosa piuttosto scontato; tale scelta fa crollare l’efficacia narrativa ed espressiva del racconto e si ha l’impressione che si sia persa la possibilità di scrivere un capolavoro.