Rete Bibliotecaria Bergamasca

Abstract: "I curiosi libretti del generale Chiays fanno parte di un variegato fondo di documenti che la famiglia Candiani, ultima arrivata della stirpe dei Pellegrini di Almenno, ha preservato dalle vicende della storia portando fino a noi le tracce di tanti eventi e tanti personaggi. E frugando nelle carte e negli armadi di Adriana Candiani viene fuori di tutto! Montagne di spartiti di musica, album di foto, scatole di medaglie, documenti del 1600..." (M. Puppi) "Il 24 novembre 1921 il generale di brigata Silvio Chiays prese una decisione destinata a cambiare il corso della sua vita e, a cinquantadue anni, sposò, previa "autorizzazione sovrana", la quarantaseienne signorina Maria Quarengo, possidente, erede di una parte del patrimonio dei nobili Pellegrini. Il generale riempiva il tempo libero raccogliendo nei suoi taccuini, con molta cura e attenzione, aforismi, consigli su come imbandire la tavola, su come risolvere problemi legati alla gestione della casa e riordinando e riscrivendo le ricette che andava raccogliendo presso gli amici o che gli erano pervenute dalla tradizione familiare. E poteva succedere che lui stesso si mettesse ai fornelli..." (N. Invernizzi Acerbis e D. Moltrasio Venier)

Abstract: Il ricettario, realizzato in collaborazione con Slow Food e Terra Madre, oltre alle centodue ricette, offre anche altri capitoli di estremo interesse: più di duecento nomi bergamaschi di "cose" da cucina e una sezione dedicata a proverbi e modi di dire bergamaschi su alimentazione e cucina. L'ultima parte del volume, infine, descrive la credenza, con testi e disegni a colori di strumenti e utensili domestici realizzati da Cesare Rota Nodari.

Abstract: Siamo a fine Seicento, inizio Settecento quando il Cocho, anonimo per modestia o discrezione, realizza il suo ricettario che permette di cogliere nel vivo la realtà gastronomica bergamasca così come compariva sulle mense borghesi e della piccola nobiltà. Chi sia il Cocho non è dato sapere. L'unico dato certo è che fu allievo di un certo Teofilo Fagacci di cui peraltro non si hanno notizie. L'anonimo cuciniere è sicuramente bergamasco. Lo si deduce dalla terminologia marcatamente dialettale: gniferi sono le carote (da gnifer), cazzuli i mestoli (da cassùl), sgotolare significa sgocciolare (da sgutulà), struccare significa spremere (da strocà), sbroiare significa scottare (da sbrojà) e così via. I termini bergamaschi da lui utilizzati sono spesso conformi a quelli riportati nel Vocabolario bergamasco italiano latino di Giovan Battista Angelini (1679-1767), nato a Strozza di Valle Imagna. (Silvia Tropea Montagnosi)

Abstract: Milano prova a conservare alcune peculiarità secolari, come i lunghi tempi di cottura del risotto o dell'ossobuco; Pavia fa subito pensare alle risaie; Varese propone pesci d'acqua dolce, erbe e frutti di bosco; Lecco conquista il palato con il pesce persico, i formaggi delle Alpi, le castagne e i funghi; Sondrio conserva nelle sue vallate una cucina prettamente montana; Bergamo porta in tavola i sapori dell'orto e della caccia; Cremona abbonda in mostarde e torroni; e Mantova propone i retaggi di una cucina medievale con piatti speziati e agrodolci.