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Trovati 2 documenti.

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Diario di Ramadan
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Materiale linguistico moderno

Diario di Ramadan / Sadia, Noha [Tofeile], Amina [Ridaoui], Bouchra [Rafiq]

Bergamo : Sestante, 2025

  • Non prenotabile
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Abstract: Dall’anno 2020, tristemente famoso per l’arrivo del Covid-19, Santalessandro.org, settimanale diocesano on-line, ha dedicato al mese di Ramadan una rubrica per raccontare questo “pilastro” della spiritualità islamica e capire meglio e più da vicino che cosa accade in questo periodo nelle comunità musulmane che vivono in terra bergamasca. Questa proposta era nata in collaborazione con l’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso (UDI) di Bergamo: un’iniziativa culturale a sostegno della conoscenza reciproca e del dialogo, stimolata dal fatto che, per le restrizioni imposte dalla pandemia, la stessa comunità cristiana locale aveva vissuto la Quaresima, celebrato la Settimana Santa con la Resurrezione di Gesù e il successivo tempo liturgico di Pasqua senza poter frequentare i luoghi di culto e senza partecipare comunitariamente alle celebrazioni liturgiche. Ci siamo allora chiesti cosa sarebbe successo ai musulmani durante il mese Sacro di Ramadan immaginando che l’iftar condiviso non sarebbe stata l’unica cosa che avrebbe subito modifiche dalle limitazioni dettate dal divieto di aggregazione e socialità. Abbiamo cercato (e trovato) qualcuno che riuscisse a raccoglierle e a raccontarle, aprendo porte e finestre (letteralmente, quelle di casa propria!) sulle dimensioni feriali e festive di questo tempo sacro. Dal diario annualmente affidato alla singola autrice, in questa pubblicazione abbiamo aggregato e riordinato i racconti seguendo lo sviluppo temporale del mese di Ramadan, ottenendo così una copertura quasi esaustiva dei 29 o 30 giorni del mese che consente di accompagnare chi legge nell’evolversi quotidiano del vissuto generato da questo tempo sacro.

Dizionario Gaì-Italiano
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Materiale linguistico moderno

Visini, Bruno

Dizionario Gaì-Italiano : batidùra del spasèl di tacolér : vocabolario del linguaggio oscuro dei pastori / Bruno Visini

Bergamo : Sestante, 2025

Abstract: I tacolér i slaca a mandèl e i rösca a brandóss”. I pastori parlano poco e lavorano molto. Questa frase in gaì descrive perfettamente lo stile di vita dei pastori, figure ormai quasi sparite che da sempre hanno ispirato un sentimento di sospetto per la loro vita nomade e solitaria e, al tempo stesso, di rispetto per la loro libertà e vita frugale. Con il declino della pastorizia anche le forme di espressione culturale legate a questo stile di vita sono quasi del tutto scomparse. Tra queste, il linguaggio gaì, una lingua parlata tramandata di pastore in pastore, attraverso cui la comunità si esprimeva e al contempo si proteggeva. Caratterizzato da creatività e mutevolezza, contiene in sé resti di varie lingue indoeuropee anche precedenti al latino, tra cui il gallico-celtico e il germanico, così come varianti fonetiche inesistenti in italiano. Eppure la particolarità più affascinante è legata all’uso: il gaì infatti è accompagnato da mimica e gestualità che lo rendono un linguaggio del tutto personale in cui ogni cosa è descritta attraverso metafore o perifrasi. Il risultato è un furbesco che pare recitato, composto da sottintesi e doppi sensi, mimica e silenzi che suggeriscono molto più di quanto realmente vogliano spiegare. Il gergo gaì è una forma di linguaggio dialettale un tempo diffusa tra i pastori delle valli bergamasche, principalmente in Val Seriana e Val Camonica. Andato perdendosi con il declino della pastorizia e degli spostamenti delle greggi per la transumanza tra la bassa padana e l’Engadina, rappresenta tuttavia un patrimonio eccezionale della cultura pastorale orobica. Questo Vocabolario del linguaggio oscuro dei pastori è il risultato di un lavoro trentennale di raccolta, portato avanti in maniera accurata e sistematica da Bruno Visini, basata sul contatto e dialogo diretto con anziani pastori originari del paese di Parre, in Val Seriana, e dintorni. I legami familiari, lavorativi e amicali hanno permesso nel tempo all’autore di comporre pezzo a pezzo un corpus linguistico di incredibile ricchezza e valore, mai formalizzato prima. Una raccolta che registra su carta parte di una tradizione orale dai più considerata ormai persa e che si confronta direttamente con le opere classiche di Tiraboschi, Facchinetti e Goldaniga. Il volume comprende una lista di vocaboli italiani con le corrispondenti traduzioni in gaì per facilitare la ricerca, una sezione comprendente 1.222 lemmi corredati dalla spiegazione dei significati, arricchita da circa 2.450 frasi e locuzioni, includendo proverbi e modi di dire. Più di un semplice dizionario, questo libro in e sul dialetto furbesco è, per prima cosa, un viaggio antropologico che invita a scoprire il mondo di chi parlava questo gergo e, con esso, ha descritto la propria vita, spesso nomade e a tratti considerata ai margini della società. Nato da un’orgogliosa manifestazione di identità che accomunava coloro che lo parlavano, il gaì si attesta non come una lingua madre quanto piuttosto come una “controlingua”, alternativa a quella nativa, per esprimere appartenenza a un mestiere o a un gruppo sociale. Proprio il suo uso esclusivamente orale e non limitato spazialmente in una sola regione, ma diffuso in varie aree geografiche, ne è la prova. In questo linguaggio volontariamente misterioso, che permette di mantenere le proprie conversazioni difficilmente decifrabili e, al tempo stesso, è aperto alle contaminazioni linguistiche e alle varianti fonetiche provenienti da altre lingue antiche o straniere, il valore semantico è dato, spesso e volentieri, dalle molteplici e fantasiose metafore, che svelano alle orecchie dei lettori la rete di relazioni e valori di un gruppo sociale. Un’immersione nella lingua di ieri che svela al lettore l’affresco vivissimo di un ambiente e una cultura che possono ancora ispirare lo sguardo sull’oggi.