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Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola...
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Materiale linguistico moderno

Dardenne, Sabine

Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... / Sabine Dardenne ; con la collaborazione di Marie-Thérèse Cuny ; traduzione di Alberto Cristofori, Anna D'Elia, Anna Maria Lorusso

Milano : Tascabili Bompiani, 2006

Abstract: Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... Comincia così, con semplicità sconvolgente, il racconto di Sabine Dardenne, sopravvissuta a ottanta giorni di prigionia nel covo sotterraneo di Marc Dutroux, il mostro di Marcinelle. Rapita il 28 maggio del 1996, condotta nel soffocante cunicolo della cantina della casa degli orrori, Sabine ha ancora con sé la cartella di scuola, l'unico, fragile legame con il mondo esterno e la sua infanzia rubata. Ed è nei fogli dei suoi quaderni che Sabine trova la forza per non impazzire, scrivendo lettere disperatamente lucide alla madre e annotando l'incubo delle violenze, delle sevizie, delle minacce subite.

Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola...
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Materiale linguistico moderno

Dardenne, Sabine

Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... / Sabine Dardenne ; con la collaborazione di Marie-Thérèse Cuny

Milano : Mondolibri, stampa 2005

Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola...
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Materiale linguistico moderno

Dardenne, Sabine

Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... / Sabine Dardenne ; con la collaborazione di Marie-Thérèse Cuny ; traduzione di Alberto Cristofori, Anna D'Elia, Anna Maria Lorusso

Milano : Bompiani, 2004

Abstract: Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola... Comincia così, con semplicità sconvolgente, il racconto di Sabine Dardenne, sopravvissuta a ottanta giorni di prigionia nel covo sotterraneo di Marc Dutroux, il mostro di Marcinelle. Rapita il 28 maggio del 1996, condotta nel soffocante cunicolo della cantina della casa degli orrori, Sabine ha ancora con sé la cartella di scuola, l'unico, fragile legame con il mondo esterno e la sua infanzia rubata. Ed è nei fogli dei suoi quaderni che Sabine trova la forza per non impazzire, scrivendo lettere disperatamente lucide alla madre e annotando l'incubo delle violenze, delle sevizie, delle minacce subite.